Come già accennato, i tensioattivi rappresentano quel gruppo di materie prime (probabilmente il più vasto) che “struttura” il cosmetico o che nei prodotti per la detergenza, conferisce loro proprietà lavanti.

Entrambe le funzioni vengono assolte dalla loro particolare struttura chimica.

Non è mia intenzione farti un trattato sulla chimica dei tensioattivi (ci sono cose ben più divertenti e ricreative) ma un semplice cenno mi serve per spiegarti perché alcuni tensioattivi possono essere   considerati “migliori” di altri in base alla loro mera funzione nel prodotto, e in base anche al tipo di pelle (più suscettibile o meno di irritazione) su cui vanno applicati.

Immaginati i tensioattivi come dei piccoli spermatozoi, o se proprio ti turba questa associazione, pensa a dei minuscoli girini, che quindi hanno una testa e una coda.

 La testa è la componente IDROFILA del tensioattivo, detto in parole povere, che “ama” stare vicino all’acqua o comunque a soluzioni acquose.

La coda, al contrario, è la componente IDROFOBA, che sempre in parole poverissime, “odia” stare vicino all’acqua, preferendo invece stare vicino a sostanze lipidiche (grasse).

Questa struttura li rende molecole cosiddette anfifiliche o anfipatiche.

 

1^ Ragione della presenza dei tensioattivi in un cosmetico: STRUTTURA

Tutti i fluidi, comprese quindi le nostre fasi acquose e oleose che compongono gran parte dei prodotti, sono soggetti a due forze:

  1. tensione superficiale
  2. tensione interfacciale

Le ho nominate entrambe, ma mi concentrerò solo sulla seconda per semplicità.

Dicevo, nominerò solo la tensione interfacciale, perché è proprio quella che regola il comportamento tra due fasi diverse, immiscibili fra loro per le loro caratteristiche chimiche, quando vengono messe a contatto (come appunto nelle emulsioni tra acqua e olio di una crema).

Ebbene cos’è la tensione interfacciale?

Due sono le cose che combina…che poi a dirla tutta, è come dire la stessa cosa due volte:

  1. Tende a tenere vicine le molecole appartenenti alla stessa fase (acqua con acqua, olio con olio).
  2. Rende minima la superficie di contatto tra molecole appartenenti a fasi diverse.

Insomma la tensione interfacciale è una spina nel fianco quando si vuole formulare un cosmetico, che, banalizzando all’ennesima potenza, potrebbe anche solo contenere un olio vegetale idratante (come un classico olio di mandorle dolci) e acqua.

Una volta messe insieme le due fasi, dopo una shakerata, l’emulsione potrebbe anche resistere…ma pochi secondi!

Inesorabilmente, dopo poco, si separerebbero…perchè più le due fasi sono chimicamente dissimili, più è alta la tensione interfacciale che tende ad “allontanarle”.

 I Tensioattivi, essendo appunto molecole anfifiliche (ricordi? testa idrofila, coda idrofoba), sono in grado di abbassare la tensione interfacciale che sussiste tra l’olio e l’acqua, minimizzando quindi la repulsione fra le due sostanze! Essendo infatti un po' “simpatizzanti” per l’olio e un po’ per l’acqua, fungono da giunzione tra le due matrici e rendono possibile l’emulsione (e soprattutto che sia stabile nel tempo).

 

2^ Ragione della presenza dei tensioattivi in un cosmetico: DETERSIONE

La struttura chimica dei tensioattivi, come già ti ho detto, rende anche “lavanti” i prodotti per la detergenza, e quindi li rende capaci di asportare dalla nostra pelle sostanze indesiderate.

Per semplicità assumi che tutto lo “sporco” della pelle (sì, anche se ti lavi tutti i giorni si forma) è sebo, o meglio, grasso.

Quando ti spalmi una porzioncina di bagno-doccia o shampoo e inizi a sfregare, succede che i tensioattivi contenuti nel tuo prodotto si disporranno in modo che la loro componente idrofoba (la coda) si avvicini alle sostanze grasse da asportare, ma nello stesso tempo la testa idrofila rimane “aggrappata” all’acqua con cui ti stai lavando. Perciò dopo l’azione meccanica di risciacquo, le impurità oleose verranno rimosse, e ti sentirai pulito e fresco come un fiorellino.

Il successo dell’azione pulente di un detergente, che sia un bagnoschiuma, uno shampoo o un detergente viso, sta nel pulire in modo equilibrato, rimuovendo cioè non più del necessario. Eccesso di sebo, trucco, impurità, polvere, particelle derivanti da inquinamento atmosferico… E’ IL NECESSARIO. Il film idrolipidico cutaneo, che preserva lo stato di idratazione e di compattezza della vostra pelle NO. Quello è bene che rimanga. In caso contrario, succede quello che io chiamo poeticamente “incartapecorimento” della pelle.

Questo fenomeno può succedere per diversi motivi, che nel peggiore dei casi, sussistono contemporaneamente:

  1. ti lavi troppo
  2. ti lavi con acqua troppo calda
  3. usi prodotti per la detergenza troppo aggressivi, o meglio, che contengono tensioattivi troppo aggressivi.

Tolto che non sono di certo io che devo dirti quante volte alla settimana ti devi lavare, essendo una persona che ama l’igiene (giuro), di getto ti direi che preferisco lavarmi una volta in più che una volta in meno (e preferirei lo facessero tutti) ma come in tutte le cose, è lecito dire che è l’equilibrio che ci porta i maggiori benefici…perciò rispetto ai primi due punti non commento oltre, ognuno si gestisce le proprie esigenze di pulizia!

Per il terzo punto invece ci sarebbero tante considerazioni da fare e che riguardano nello specifico la formulazione dei prodotti che quotidianamente usiamo. I possibili tensioattivi che troverai nel tuo detergente, possono essere stati scelti per tantissime ragioni come:

  1. il potere lavante
  2. quello schiumogeno
  3. la capacità di solubilizzarsi in acqua
  4. quella di rendere la formula più facile da viscosizzare
  5. la scelta aziendale di utilizzare materie prime di derivazione sintetica o di derivazione naturale (e quindi di essere conformi a specifici disciplinari)
  6. non meno importante, il costo.

 Il Sodium Lauryl Sulfate (SLS), indicato anche come Sodium dodecyl sulfate, è un tensioattivo anionico abbondantemente presente in prodotti economici della grande distribuzione e tendenzialmente figura, nei prodotti che lo contengono, in cima alla lista degli ingredienti, dopo l’acqua.

Assolutamente nulla da dire sulle sue capacità lavanti! Sgrassa che è una meraviglia. E dato che è oltretutto un eccellente schiumogeno, è perfettamente in linea con le esigenze di coloro che associano, a mio avviso superficialmente, la formazione di schiuma a “pulizia”.

E non è che ti sto dando del fesso se anche tu lo pensi o lo hai pensato. Io stessa credo che una morbida e corposa schiuma non fa di certo paura, anzi è semplicemente piacevole. I problemi potrebbero sussistere nel “dopo doccia”, e dopo “n” giorni di utilizzo, perchè, e non credo di svelarti l’arcano, tendenzialmente più un prodotto fa schiuma, più sgrassa e maggiore è il potere irritante.

Lungi da me creare allarmismi, non è il mio mestiere e non è mai morto nessuno lavandosi i capelli con uno shampoo contenente SLS, (la notizia sul suo presunto potere cancerogeno diffuso sul web anni fa ha ormai avuto smentite ufficiali) se però a lungo andare noti che la pelle tira, si screpola e magari arriva anche a prudere, il colpevole è quasi sicuramente lui, specialmente se hai già delle problematiche dermatologiche conclamate come la dermatite. L’irritazione a carico del cuoio capelluto invece potrebbe sfociare in desquamazione, magari anche leggera e graduale, con danneggiamento del follicolo e conseguente caduta del capello… e sinceramente “pulita ma pelata” è un compromesso che non fa per me.

Battute a parte, le potenzialità irritanti del SLS sono note, motivo per cui in un prodotto a norma, la sua presenza in un cosmetico non supera il 2% e viene per lo più usato (io mi auguro) in prodotti che non sono destinati a rimanere a contatto con la pelle a lungo, ovvero rinse off, da risciacquo.

Dirò un paio di cose anche sullo SLES (Sodium Laureth Sulfate o Sodium Lauryl Ether Sulphate). Ciò che di infelice lo ha riguardato, è stato l’allarmismo relativo alla possibile presenza di tracce di 1,4-diossano, un sottoprodotto dell’etossilazione (e quindi della sua formazione). Anche questo fatto è noto, e quanto meno c’è da dire che in un prodotto ben formulato, e a norma, la quantità di questa sostanza è tenuta sotto controllo da processi di purificazione.

Intanto però anch’esso figura troppo spesso come tensioattivo lavante primario, e sebbene risulti meno aggressivo del suo cugino non etossilato SLS, il suo uso prolungato e frequente può dare problemi.

Per la grande distribuzione, la necessità di mantenere un basso costo di formula ma anche di conservare le caratteristiche riconoscibili da noi consumatori come piacevoli, ha fatto sì che non si rinunciasse ai tensioattivi più aggressivi, ma che piuttosto la loro azione venisse addolcita dal loro abbinamento con altre tipologie di tensioattivi. Comunissima è infatti la struttura base di SLES/Betaina.

Perciò, a te che hai voglia di dare un occhio alla lista degli ingredienti, ma proprio l’SLS o il SLES regnano in tutti i prodotti che ti capitano tra le mani, considera che la presenza della betaina “addolcisce” un po’ la formulazione.

Però ti parlo chiaro, a meno che non mi cada in testa un intero frantoio, del SLS e dello SLES faccio volentieri a meno.

Le alternative più delicate, (e per chi interessa, anche a basso impatto ambientale) esistono e te le cito. O almeno ti faccio qualche esempio.

Ovviamente in questi casi, i formulatori dovranno fare i conti con i costi maggiori (che si rifletteranno in prezzi al pubblico maggiori) e con la difficoltà di mantenere le amate caratteristiche del consumatore, compresa la viscosità e la rassicurante (ma ingannevole) schiuma.

  1. ALCHIL GLUCOSIDI (APGs): sono eteri di alcoli grassi e polimeri del glucosio. Hanno un buon potere schiumogeno e sono ottenuti da fonti rinnovabili. es: Decyl glucoside, Lauryl glucoside, Coco-Glucoside, Caprylyl/Capryl Glucoside, Arachidyl Glucoside (che non deriva dall’arachide, Arachis hypogaea, e quindi non costituisce un problema per chi manifesta allergia alle arachidi).
  2. ACIL GLUTAMMATI: ottenuti per condensazione di un acido grasso con l’acido glutammico (un amminoacido). Hanno un buon potere detergente, pur mantenendo un’ottima tollerabilità cutanea, non sono però facilmente viscosizzabili. es: Disodium lauroyl glutamate, Sodium cocoyl glutamate
  3. ALCHIL SARCOSINATI: da acilazione della metil glicina, (o alanina) con un acido grasso.  Es: Sodium cocoyl sarcosinate
  4. DERIVATI PROTEICI (o lipoproteine): si ottengono per acilazione di idrolizzati proteici con acidi grassi. Entrambe le componenti (proteica o alchilica, ovvero la catena carboniosa dell’acido grasso) possono essere ottenute da diverse fonti naturali, gli acidi grassi sono spesso derivati dal cocco, gli idrolizzati proteici da collagene, cheratina, avena, riso, grano, mandorla…

Insomma, spero di non averti fatto sbadigliare già alla seconda riga di questo mio lungo (e ti assicuro che poteva esserlo molto di più) parlare! Però spero anche di averti dato delle informazioni utili…

Le scelte che farai sono affare tuo, ma se un pochino-ino le ho (positivamente) guidate, allora ne sarò contenta. In caso contrario, grazie comunque di avermi letto anche stavolta.

Alla prossima trattazione (il meno tediosa possibile, prometto) di altri ingredienti cosmetici!